Ritorno al futuro
Un giorno qualsiasi, nel futuro… O forse era oggi?
“I bambini di oggi non sono coordinati”.
“Quando ero piccolo io si andava fuori a giocare per strada e i ragazzi erano agilissimi”.
“PRIMA gli atleti (le atlete) erano più…“ (aggiungere quello che volete al posto dei puntini: forti, motivati, capaci ecc…).
Alzi la mano chi non a mai sentito almeno una di queste frasi.
Almeno una volta.
Sia che si fosse in un campo di baseball o in una palestra, a un corso per allenatori o a una Convention.
O ancora a un aggiornamento tecnico o fuori dal bar del campo.
Purtroppo sono frase che io sento e ho sentito ripetere spesso.
Sarebbe facile rispondere e smentire con il buon senso ognuna di esse ma credo che invece, debbano essere ascoltate e comprese per quello che dicono e rappresentano:
oltre a esser luoghi comuni sono, a mio parere, una richiesta d’aiuto.
Non solo, sono anche una dichiarazione d’impotenza che, più o meno, possono essere riassunti così:
“i tempi sono cambiati, i ragazzi e le ragazze che vengono a giocare a baseball e a softball non sono COME quelli che ho allenato fino ieri.
Io che li devo allenare, gestire, formare e aiutare ad appassionarsi al gioco non li capisco e loro non capiscono me.
Hanno difficoltà motorie e di apprendimento.
Non sono attenti e le mie proposte e tutto quello che fino a ieri andava benissimo adesso non funzionano più…”
Scherzosamente, dico sempre a chi ha nostalgia del passato che, procurandosi un lungo cavo elettrico e un campanile.
Oltre a un gancio metallico e sperando in una notte di fulmini e temporale, dopo aver acquistato una DE LOREAN (per chi è interessato, qui c’è il sito web…) naturalente.
Con tutto ciò a disposizione può provare, raggiungendo le fatidiche 88 miglia orarie, a fare un salto indietro nel tempo.
Giusto per vedere se riesce a ritrovare quei bambini “selvatici” che tutto sapevano fare, e quegli splendidi atleti (e atlete) le cui gesta fanno parte della mitologia dei nostri sport.
(il film di cui parlo, per i tre o quattro che non l’avessoro capito è “Ritorno al Futuro …)
Sarebbe bello? Forse…
Ma credo che sarebbe meglio prendere atto della situazione e provare a capire se è possibile risolvere il problema.
Prima di tutto io penso che non sia vero, o che lo sia solo in parte, che i bambini e gli atleti del passato erano migliori.
Erano diversi, magari più “coordinati” (dovremo discutere sul reale significato della parola…) magari più appassionati, magari più “disponibili”.
Questo vuol dire migliori?
Se i bambini del passato erano coordinati e se i nostri giovani non lo sono, allora, banalmente, coordiniamoli…
Se non sono appassionati, allora appassioniamoli…
Non è che non abbiamo i mezzi e le possibilità, nemmeno ci mancano le capacità.
Forse è venuta a mancare la voglia.
I ragazzi di oggi ci chiedono passione, dedizione, attenzione, tutte cose che siamo, lo so per certo, capaci di dare, come singoli e come movimento.
Allora cosa si è guastato? Cosa non funziona più? Cosa ci fa solo guardare indietro e rimpiangere il passato, che, è bene ricordarlo, non c’è più?
Perché siamo caduti, anche noi, vittime del nostro EGO e diventati cacciatori di facili vittorie?
Quando e come abbiamo smesso di cercare soluzioni a problemi difficili?
Perché siamo diventati campioni nel piangerci addosso?
Com’è che non vediamo che adesso abbiamo impianti, materiali, informazioni, conoscenze che prima non avevamo?
Perché vogliamo, a tutti i costi, scimmiottare sport da noi più popolari o metodiche che funzionano solo dove il nostri sport sono conosciuti, praticati e radicati?
Forse, dico forse, l’alternativa al viaggio nel tempo è prendere atto della realtà e provare, animati dal fuoco sacro della passione, a cercare una strada che (ri)porti il baseball e il softball ai fasti (o presunti tali) del passato.
Non ho la presunzione di conoscere tutte le risposte, ma credo fermamente che la nostalgia e “tornare al futuro” non sia quella strada.
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